Che cos’è il “baby-talk”?


esempio di motherese

Comunemente identificato con “baby-talk”, il “motherese”, o in italiano “madrese” o “genitorese” è la modalità comunicativa semplificata che solitamente i genitori utilizzano per mettersi in interazione e relazione con il bambino di pochi mesi.
Questa “lingua” è caratterizzata da una connotazione affettiva molto rilevante e si instaura istintivamente, in modo automatico.
Tutti conosciamo il potere che la voce della mamma infonde nel bambino: riesce a calmarlo, tranquillizzarlo, a richiamare la sua attenzione e a stabilire quel contatto unico, che esiste solo tra genitore e figlio.
Inutile sottolineare come la voce materna/paterna sia riconosciuta in mezzo ad altre dal bambino, che cambia il suo comportamento e la sua interazione di conseguenza.

L’adulto che conversa con il proprio figlio generalmente predilige usare frasi brevi, poco lunghe e semplici dal punto di vista sintattico, ovvero della struttura della frase.
Il vocabolario solitamente si limita all’esperienza del piccolo, è strettamente correlato con il contesto e vi è la presenza di alcuni termini infantili (es. pappa).
Anche la comunicazione non verbale è fondamentale: la mimica e la gestualità sono fortemente marcate, il bambino rimane colpito e osserva le espressioni facciali dell’adulto.
L’intonazione dello scambio comunicativo è più alta e risulta esagerata confrontandola con una normale interazione tra adulti.
Un altro elemento caratteristico è la tendenza ad allungare le vocali, oltre che l’effettuare parafrasi e frequenti e numerose ripetizioni.
Ultimo aspetto distintivo sono le pause più lunghe tra gli enunciati prodotti dal genitore. Proprio all’interno di queste pause, talvolta si inseriscono le prime produzioni vocali del bambino che qui inizia a comprendere l’esistenza e l’importanza dell’alternanza del turno comunicativo.

Con la comparsa delle prime parole risulterebbe più funzionale per il genitore evitare la produzione di termini infantili (es. miao), da sostituire con il vocabolo più appropriato (es. gatto).
L’utilizzo di parole/frasi semplici e la ridondanza nelle produzioni invece supportano e favoriscono i tentativi di ripetizione, favorendone l’ampliamento del lessico.

Il “motherese” ricopre un ruolo fondamentale poiché rientra in quella serie di facilitatori che utilizzano gli adulti e che hanno lo scopo di supportare e facilitare lo sviluppo comunicativo-linguistico. Rappresenta la prima interazione di scambio comunicativo e favorisce il mantenimento dell’attenzione congiunta e l’instaurazione e rinforzo del contatto oculare.


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