La scrittura può essere definita come la modalità di trasmissione dei contenuti di pensiero attraverso un sistema finito di simboli grafici.
I latini affermavano “scripta manent, verba volant”, proprio in questa frase vi è racchiuso il grande potenziale di questa modalità comunicativa, ovvero il permanere nel tempo.
“Scrivere” rappresenta una competenza complessa che si acquisisce in seguito a un percorso di insegnamento/apprendimento e che prevede l’interazione e il coinvolgimento di diversi fattori, come il sistema cognitivo, il sistema emotivo, la coordinazione neuromotoria e il sistema linguistico ed è strettamente correlata agli aspetti sociali e culturali.
La scrittura si divide nell’abilità di “cifratura”, o scrittura sotto dettato, ovvero l’abilità strumentale di trasformare l’informazione udita in segni grafici, e di “composizione”, o scrittura spontanea, quindi la capacità di esprimere un pensiero o un’informazione in atto scritto.
L’apprendimento della lingua scritta intesa come automatizzazione dei processi per una scrittura in efficienza, si consolida al termine del I ciclo della scuola primaria (fine del secondo anno).
É in questo momento, dopo aver dato al bambino il tempo necessario di acquisire l’abilità, che è possibile effettuare una diagnosi di un’eventuale difficoltà specifica dell’apprendimento.
Nella pratica clinica i disturbi della scrittura si dividono in disgrafia e disortografia (Consensus Conference 2007, Legge 170/2010).
La disgrafia è il termine con il quale si indicano i deficit nei processi di realizzazione grafica, ovvero le difficoltà a produrre i segni alfabetici e numerici.
Riguarda esclusivamente gli aspetti grafomotori ed esecutivi e non l’ambito ortografico e di costruzione frasale, anche se una grafia non leggibile si ripercuote sui meccanismi di rilettura necessari per l’autocorrezione.
In sintesi la disgrafia è caratterizzata dalla realizzazione grafica di lettere e numeri usando schemi impropri, da irregolarità e scarsa precisione delle parole e da interferenza nella leggibilità della produzione scritta.
La disortografia, invece, riguarda la difficoltà a tradurre correttamente in segni grafici i suoni (transcodifica fonema/grafema) e ad automatizzare regole e procedure ortografiche.
Gli errori commessi da un bambino disortografico possono essere lo scambio di lettere simili (es. vata/fata), l’omissione, l’aggiunta, l’inversione di grafemi, la scrittura inesatta di alcune parole (pese/pesce), la separazione scorretta (in sieme), la fusione errata di parole (lamiaamica), lo scambio di lettere che presentano lo stesso suono (quore/cuore) e l’omissione di accenti e doppie.