Dopo aver affrontato con l’articolo precedente (Acquisizione del Linguaggio) le prime fasi dell’acquisizione del linguaggio, ho pensato di entrare più nel dettaglio, andando a ripercorrere i vari passi che i bambini compiono per raggiungere la comunicazione verbale.
Non dimentichiamo che il linguaggio è una funzione cognitiva che è acquisita con naturalezza e che è strettamente correlato a una dimensione neurobiologica, senso-motoria, relazionale-affettiva e cognitiva.
Un contesto stimolante è il terreno fertile per far crescere le radici della verbalità.
Lo sviluppo linguistico fisiologico è costituito da tappe ben precise.
Quali sono le principali tappe dell’acquisizione del linguaggio?
Dal punto di vista delle prime produzioni di suoni e della gestualità è possibile individuare 4 punti fondamentali:
- 2-5 mesi: comparsa delle prime vocalizzazioni (D’Odorico, 2005)
Il bambino sperimenta e impara a giocare con la propria voce, producendo urletti, singole vocalizzazioni, cantilene o veri propri discorsi, dotati di una propria prosodia (intonazione) e costituiti dall’emissione di vocali.
- 7 mesi: lallazione canonica (D’Odorico, 2005)
Il bambino inizia a ripetere sillabe composte da una consonante e una vocale, come ad esempio “pa-pa”.
- 9-13 mesi: lallazione variata e gesti comunicativi deittici (Caselli et al., 2015)
In questo periodo avviene la produzione di stringhe sillabiche più elaborate, caratterizzate dalla variazione della consonante o della vocale (es. “ma-ma-pa”). Per quanto riguarda la gestualità il bambino inizia a compiere gesti deittici, o indicativi, fondamentali per lo sviluppo comunicativo. Tali gesti sono strettamente correlati al contesto, poiché si riferiscono ad un oggetto o evento e vengono compiuti toccando direttamente o indicando il referente d’interesse (es. bambino che indica il gioco che desidera raggiungere).
- 12 mesi: prime parole e gesti comunicativi referenziali (Caselli et al., 2015)
Con le sillabe prodotte durante il babbling variato inizia la produzione delle prime parole: il “ma-ma”, prodotto come una catena sillabica, acquisisce un significato diverso e si trasforma in “mamma”. Parallelamente sono presenti i gesti comunicativi referenziali, che possono presentarsi anche prima, e che differiscono dai deittici, poichè il referente è intrinseco nel gesto stesso, un esempio è il “ciao, ciao” prodotto con la manina.
Come dico sempre, ciascun bambino ha i suoi tempi di acquisizione, ma è molto importante fare un po’ di chiarezza, poiché solo attraverso la conoscenza è possibile essere attenti a eventuali “stranezze” e poter intervenire preventivamente.
Rispettando i ritmi di ciascuno è bene focalizzarci e prestare attenzione se le tappe sopradescritte non vengono rispettate o non vi è un’armonia nello sviluppo del linguaggio.
Consensus Conference sul Disturbo Primario di Linguaggio -2019- a cura di CLASTA e FLI