Ecco in che modo il logopedista accompagna il paziente verso la riabilitazione


Il complesso e delicato percorso messo in atto dagli specialisti. La dottoressa Lorè del San Camillo di Torino: «Molto dipende dalla gravità del trauma e il supporto familiare è determinante»


Si parla di Logopedia, ma non tutti sanno in che cosa consiste il trattamento terapeutico messo in pratica dagli operatori specializzati in questo tipo di intervento. Per comprendere a fondo le caratteristiche dei percorsi riabilitativi ai quali i pazienti vengono sottoposti, abbiamo consultato la dottoressa Chiara Lorè, giovane logopedista che, assieme ad altre quattro specialiste, forma la valida equipe attiva in questo ambito presso il San Camillo di Torino. Per questa specialità il presidio sanitario collabora anche con l’Università degli Studi di Torino in quanto sede di tirocinio per gli studenti del Corso di Laurea in Logopedia e del Master di I livello in Deglutologia.

Il gruppo di cui fa parte la dottoressa Lorè, si occupa della prevenzione, valutazione e trattamento riabilitativo delle patologie del linguaggio, della comunicazione e della deglutizione in età evolutiva, adulta e geriatrica. In collaborazione con il servizio VEGA, vengono anche presi in carico i disturbi dello spettro autistico.

Il servizio di logopedia offerto dal presidio torinese è rivolto ai pazienti in regime di ricovero ordinario e di Day Hospital e in regime ambulatoriale. Le patologie più frequentemente trattate sono afasia, disturbi della comunicazione conseguenti a cerebrolesioni acquisite, disfagia, disartria e disfonia.

«Il trattamento riabilitativo che mettiamo in atto – spiega la dottoressa Lorè – può essere individuale o di gruppo e può avvalersi dell’utilizzo di software informatizzati in alternativa o in supporto a materiale più tradizionale. La rieducazione in gruppo riproduce situazioni comunicative analoghe a quelle ecologiche e pertanto favorisce il potenziamento dell’iniziativa e dell’efficacia comunicativa».

I quadri patologici che richiedono l’intervento di uno specialista in logopedia sono principalmente l’afasia e altri disturbi della comunicazione conseguenti a cerebrolesioni acquisite, la disartria, la disfagia, i disturbi specifici dell’ apprendimento, la difficoltà di linguaggio in età evolutiva, le disfonie, la deglutizione disfunzionale e la balbuzie.

Ma come si sviluppa il percorso di riabilitazione del paziente? «Il trattamento dipende dal tipo di disturbo riscontrato – puntualizza la dottoressa Lorè – C’è un primo approccio valutativo in cui ci avvaliamo anche di scale e test standardizzati. Questa prima parte è focalizzata sul paziente nella sua globalità bio-psico-sociale. Poi si procede alla stesura del piano di intervento, che prevede l’identificazione degli obiettivi a breve, medio e lungo termine. Si dà il via poi al trattamento riabilitativo, al monitoraggio e infine alla verifica del raggiungimento degli obiettivi».

Suona senza dubbio come una strada difficile e dai tempi inevitabilmente dilatati. Ci si chiede quanto possa durare in media un percorso rieducativo e se le speranze di perfetta o apprezzabile guarigione dipendano dalla gravità del danno, oppure dall’intensità e dall’efficacia degli interventi dei logopedisti. «In effetti è assai difficile dare una durata prestabilita a ciascun servizio di riabilitazione – precisa la dottoressa – La logopedia è una disciplina che si occupa di diversi quadri patologici, a seconda dei quali variano sia gli obiettivi che la durata delle cure. Nel caso ad esempio di un paziente adulto disfagico e afasico, l’intervento di noi operatori inizia subito dopo l’evento acuto (un ictus, o una emorragia) e accompagna il paziente durante tutto il percorso riabilitativo (fase acuta, subacuta e cronica). Durata ed esiti, in questo caso, variano dal tipo di lesione e dalla gravità del quadro patologico».

Talvolta si ottiene un considerevole recupero, in altri casi è necessario ricorrere a strumenti compensativi. «La sede, il tipo e l’estensione del danno hanno indici prognostici diversi sulla buona riuscita del trattamento logopedico, così come l’età anagrafica. In ogni caso la presa in carico precoce garantisce migliori opportunità di un maggior recupero» conclude la dottoressa Lorè.

La dottoressa si sofferma infine sul ruolo fondamentale delle famiglie come realtà di supporto al paziente in carico al servizio di logopedia. «La collaborazione dei parenti è decisiva per la buona riuscita di qualunque percorso riabilitativo dei nostri malati – chiarisce -. Per tutti i quadri patologici da noi trattati, applicare e generalizzare nei contesti quotidiani quanto “appreso” nel setting riabilitativo, è determinante. Una buona collaborazione con i cosiddetti “caregiver” può essere una vera e propria garanzia per la buona riuscita di qualsiasi percorso logopedico».


Fonte: Lastampa.it, di Claudia Carrucci
lunedì, 12 Marzo 2018


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